Mobilità in Italia: tra progresso e disuguaglianze

In Italia la mobilità alterna progressi e ritardi. Crescono passeggeri e treni moderni, ma al Sud restano convogli vecchi e servizi carenti. L’auto domina con uno dei tassi più alti d’Europa, mentre metro e tram sono fermi e lontani dagli standard UE. Avanza la mobilità ciclabile, soprattutto al Nord: la sfida è rendere gli investimenti servizi efficienti e accessibili ovunque.

MOBILITÀ SOSTENIBILE

9/1/20251 min read

La mobilità italiana si trova in una fase di contrasti profondi. Da un lato emergono segnali positivi: crescono i passeggeri su treni regionali e ad alta velocità, l’età media dei convogli si abbassa e nuove linee vengono progressivamente potenziate. Dall’altro, soprattutto al Sud, persistono materiali rotabili datati, linee carenti e servizi sospesi.

Secondo gli ultimi rapporti, il 75% degli spostamenti quotidiani avviene entro 10 km. Questo dato conferma la centralità della mobilità locale, ma anche la forte dipendenza dall’automobile: 682 veicoli ogni 1000 abitanti, uno dei tassi più elevati in Europa. Nonostante un graduale recupero, il trasporto pubblico non è ancora tornato ai livelli pre-pandemia. Le reti di metropolitane e tram sono ferme da anni, con un’estensione che resta dimezzata rispetto agli standard europei.

Sul fronte della sostenibilità, cresce la mobilità ciclabile e aumentano le pratiche di mobilità dolce, ma restano forti divari territoriali. Le grandi città e il Nord mostrano progressi significativi, mentre il Mezzogiorno fatica ad allinearsi.

La vera sfida sarà trasformare gli investimenti infrastrutturali in servizi accessibili ed efficienti. Non bastano nuove opere o fondi straordinari: servono una governance più integrata, politiche locali coraggiose e un rafforzamento dei servizi quotidiani per i pendolari. Solo così sarà possibile colmare gli squilibri e garantire a tutti cittadini un diritto alla mobilità moderna, sostenibile e inclusiva.